Creatività e Problem Solving in azienda: come potenziare l’innovazione e l’efficienza del team

da | Ott 21, 2024 | Blog it, Facilitazione, Innovazione

Nel mondo attuale caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici, instabilità economica e crescente complessità, la capacità di affrontare ostacoli con soluzioni innovative non è più un lusso, ma una necessità. In questo contesto, la creatività e il Problem Solving emergono come competenze chiave ed elementi sinergici che, quando associati efficacemente, possono portare a risultati straordinari.

Eppure nelle organizzazioni si continua a privilegiare il pensiero logico e a dedicare pochissimo tempo alla creatività. 

Questo articolo esplorerà in profondità quanto sia importante intrecciare la creatività e il problem solving nel contesto aziendale, fornendo insight preziosi su come sfruttare questa potente combinazione ed imparare ad essere più creativi, per trasformare le sfide in opportunità e navigare l’incertezza e la complessità con spirito imprenditoriale verso l’innovazione.

Il nesso tra Creatività e Problem Solving

Quando pensiamo alla creatività, spesso la nostra mente vaga verso immagini di artisti al lavoro o inventori geniali. Tuttavia, nel contesto aziendale, la creatività assume un significato molto più ampio e pragmatico. Si tratta della capacità di generare idee originali e approcci innovativi per affrontare le sfide quotidiane, grandi o piccole che siano.

Il Problem Solving, di cui abbiamo parlato in un articolo dedicato, d’altra parte, è un processo strutturato che implica l’identificazione, l’analisi e la risoluzione dei problemi. Tradizionalmente, questo processo segue un percorso logico e lineare, partendo dalla definizione del problema, passando per la raccolta di informazioni, la generazione di possibili soluzioni, fino alla scelta e all’implementazione della soluzione migliore.

Quando questi due elementi si fondono, nasce ciò che chiamiamo “Creative Problem Solving” – un approccio che combina il pensiero divergente della creatività con il pensiero convergente del problem solving tradizionale. Questo metodo permette alle aziende di guardare oltre le soluzioni convenzionali, esplorando territori inediti e generando idee che possono rivoluzionare interi settori.

Immaginate, ad esempio, un’azienda di produzione che si trova di fronte a una crisi di approvvigionamento. Un approccio tradizionale potrebbe concentrarsi sulla ricerca di nuovi fornitori o sulla negoziazione di migliori condizioni contrattuali. Un approccio di Creative Problem Solving, invece, potrebbe portare l’azienda a ripensare completamente la sua catena di approvvigionamento, magari esplorando nuove tecnologie come la stampa 3D per produrre componenti in-house, o collaborando con i concorrenti per creare un consorzio di acquisto che aumenti il potere contrattuale di tutti i partecipanti.

Introduzione al Creative Problem Solving

Il Creative Problem Solving non è un concetto nuovo. Le sue radici risalgono agli anni ’50, quando Alex Osborn, il pubblicitario che ha coniato il termine “brainstorming”, e Sidney Parnes, uno psicologo specializzato in creatività, svilupparono un framework strutturato per integrare la creatività nel processo di risoluzione dei problemi.

Il loro modello, noto come “Osborn-Parnes Creative Problem Solving Process”, prevede sei fasi: 

  1. Mess-Finding (Identificazione dell’obiettivo)
  2. Fact-Finding (Raccolta dei dati)
  3. Problem-Finding (Chiarificazione del problema)
  4. Idea-Finding (Generazione di idee)
  5. Solution-Finding (Valutazione e rafforzamento delle idee)
  6. Acceptance-Finding (Pianificazione dell’azione).

Questo modello ha subito diverse evoluzioni nel corso degli anni ed è alla base di approcci conosciuti come il Design Thinking, ma i principi fondamentali rimangono gli stessi: alternare fasi di pensiero divergente (generazione di molteplici opzioni) e convergente (selezione e raffinamento delle idee), mantenendo sempre un equilibrio tra immaginazione e spririto critico.

La rilevanza del Creative Problem Solving nel contesto aziendale moderno non è mai stata così evidente come oggi. In un’epoca in cui l’unica costante è il cambiamento, le aziende e i loro team non possono più affidarsi esclusivamente a soluzioni standardizzate o best practice del passato. Quando prendono decisioni, pianificano, gestiscono i rischi, guidano il cambiamento e risolvono i problemi in contesti VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity e Ambiguity ) ovvero volatili, incerti, complessi e ambigui, ma anche  BANI (Brittleness, Anxiety, Non-linearity e Incomprehensibility) ovvero fragili, ansiogeni, non lineari e incomprensibili, si pensi alla crisi Covid-19, il Creative Problem Solving offre alle persone un approccio flessibile e adattabile, che permette maggiore agilità, intraprendenza e resilienza.

Il valore del Creative Problem Solving per le aziende

L’adozione del Creative Problem Solving porta numerosi vantaggi alle aziende, alcuni immediati e tangibili, altri più sottili ma ugualmente importanti nel lungo termine.

In primo luogo, stimola l’innovazione, incoraggiando i team a pensare fuori dagli schemi. Le aziende possono allora scoprire opportunità di mercato inesplorate e sviluppare prodotti o servizi rivoluzionari. Un esempio emblematico è quello di Airbnb, che ha rivoluzionato il settore dell’ospitalità applicando un approccio creativo al problema dell’alloggio temporaneo. Invece di competere con gli hotel tradizionali, hanno creato un mercato completamente nuovo, mettendo in connessione le persone che avevano spazio inutilizzato con i viaggiatori in cerca di alloggi più economici e autentici.

Il Creative Problem Solving aumenta l’efficienza operativa, perché affrontando i problemi da prospettive diverse, le aziende possono identificare soluzioni più efficaci e spesso meno costose. Un esempio interessante viene da Toyota, che ha utilizzato il Creative Problem Solving per ottimizzare i suoi processi di produzione. Invece di investire in costose attrezzature automatizzate, hanno incoraggiato i dipendenti a proporre idee creative per migliorare l’efficienza. Questo ha portato a innumerevoli piccole innovazioni che, sommate, hanno contribuito significativamente alla riduzione dei costi e all’aumento della produttività.

Ma forse il beneficio più sottovalutato è il suo impatto sul lavoro di squadra e sulla cultura aziendale. Il Creative Problem Solving promuove un ambiente di collaborazione e apertura mentale, dove le idee di tutti sono valorizzate. Questo non solo migliora il morale del team, ma crea anche una cultura aziendale più dinamica e resiliente. Le aziende che adottano questo approccio spesso riferiscono un aumento dell’engagement dei dipendenti, una maggiore capacità di attrarre e trattenere talenti, e una migliore capacità di adattarsi ai cambiamenti del mercato.

Problem Solving vs Creative Problem Solving 

È importante comprendere come il Creative Problem Solving si differenzi dal Problem Solving tradizionale.

Mentre quest’ultimo tende a seguire un approccio lineare e logico, il Creative Problem Solving abbraccia l’ambiguità e incoraggia l’esplorazione di molteplici prospettive e soluzioni sin dalla definizione del problema e durante la ricerca di soluzioni.

Il problem solving tradizionale spesso si basa su dati storici e soluzioni precedenti, focalizzandosi su soluzioni incrementali e miglioramenti graduali nello stesso contesto di business. Se questo approccio è ottimo in tempi stabili, potrebbe essere limitante in un mondo in rapida evoluzione, di fronte a imprevisti, situazioni totalmente inedite o ambigue. Al contrario, grazie all’immaginazione, il Creative Problem Solving spinge a guardare oltre ciò che è noto, cercando ispirazione e analogie in campi e discipline apparentemente non correlati. Questo può portare a innovazioni radicali e veri e propri salti quantici nelle performance come nel caso di Airbnb già citato.

Inoltre, mentre il problem solving tradizionale tende a focalizzarsi sulla risoluzione di problemi specifici, il Creative Problem Solving, diverge sin dalla fase di analisi della situazione problematica e può portare a scoprire opportunità che vanno oltre il problema iniziale, aprendo nuove strade per l’innovazione e la crescita aziendale. Ad esempio, quando Uber ha affrontato il problema del trasporto urbano, non si è limitata a migliorare il servizio taxi esistente, ma ha creato un nuovo modello di business che ha trasformato l’intero settore.

Un’altra differenza chiave sta nell’approccio al rischio. Il problem solving tradizionale tende a favorire soluzioni “sicure”, fattibili e comprovate, mentre il Creative Problem Solving incoraggia inizialmente a esplorare opzioni più audaci, provocatorie e potenzialmente trasformative. Questo non significa ignorare i rischi e la fattibilità, ma piuttosto valutarli in modo più olistico, considerando non solo i potenziali downside, ma anche le opportunità di crescita e innovazione che potrebbero emergere nello scegliere soluzioni meno sicure e che richiedono più risorse.

Il ruolo dell’immaginazione 

La differenza più significativa fra i due approcci risiede nel ruolo dell’immaginazione. Nel problem solving tradizionale, l’immaginazione gioca un ruolo importante ma limitato. La generazione di idee rimane infatti focalizzata al contesto problematico da risolvere (meta-awareness). Il che rende le soluzioni efficienti, ma anche limitanti da un certo punto di vista. Sicuramente si troveranno soluzioni pertinenti, fattibili e che soddisfano tutte le parti in causa. Tuttavia, le soluzioni avranno come un aria di déjà vu

Nel Creative Problem Solving, l’immaginazione è un elemento centrale in ogni fase del processo, a partire dall’analisi del problema. Le tecniche usate nel Creative Problem Solving hanno come obiettivo di stimolare il ‘mind wandering’, la divagazione mentale e la bissociazione, ovvero la capacità di connettere due matrici di pensiero o sistemi di riferimento apparentemente non correlati, creando così una nuova idea o soluzione. E questo non semplicemente per generare idee fantasiose, ma come potente strumento cognitivo per uscire dalle abitudini di pensiero, esplorare esperienze e conoscenze sconnesse dal contesto di partenza e creare connessioni inaspettate, che permettono però di empatizzare con gli utenti, superare i limiti percepiti, visualizzare scenari futuri e facilitare la prototipazione mentale.

mind wandering nel Creative Problem Solving

Creative Problem Solving: l’evoluzione dell’intelligenza collettiva

Il Creative Problem Solving rappresenta anche un ulteriore passo avanti significativo rispetto all’intelligenza nelle organizzazioni. Mentre l’intelligenza collettiva si concentra sulla capacità di un gruppo di risolvere problemi e prendere decisioni in modo collaborativo e autonomo, il Creative Problem Solving porta questa collaborazione a un livello superiore, introducendo il concetto di intelligenza creativa di gruppo.

Questa forma di intelligenza emerge quando un team non solo sa collaborare efficacemente per risolvere problemi, ma lo fa in modo non convenzionale. È il punto in cui la maturità di squadra è al suo culmine e incontra la creatività condivisa, permettendo al gruppo di generare soluzioni che vanno oltre la somma delle parti individuali, ma anche oltre gli schemi di pensiero predominanti.

Questa creatività è possibile solo se nel gruppo sono presenti determinate qualità, tra cui:

  • Diversità di expertise e punti di vista, che arricchiscono il processo creativo.
  • Rispetto e conoscenza reciproca, fondamentali per una collaborazione efficace.
  • Volontà di aiutarsi vicendevolmente, per avanzare insieme verso l’obiettivo comune.
  • Psychological safety, necessaria per permettere la libera espressione di idee inedite e apparentemente folli.
  • Apertura mentale, indispensabile per accogliere le idee senza giudizio.
  • Disponibilità alla sperimentazione e al rischio di fallire, affrontando l’errore non come un fallimento, ma come un feedback per migliorare e aggiustare il tiro.

Contrariamente a quanto si pensa nell’immaginario collettivo, l’idea geniale (momento Eureka) non è mai frutto di un genio solitario, ma di un gruppo di persone che sanno coglierla, valorizzarla e implementarla, come è stato il caso nell’invenzione del World Wide Web. 

Il World Wide Web (WWW) è stato il risultato di un’evoluzione di idee (l’ipertesto) e tecnologie precedenti (ARPANET), rinnovate grazie all’intuizione di Tim Berners-Lee, ma con un contributo significativo delle diverse expertise presenti nel suo team al CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare) e, successivamente, di una vasta comunità di sviluppatori in tutto il mondo, che lo hanno concretizzato e raffinato. Il WWW è un esempio di come le grandi innovazioni spesso nascano dalla combinazione di idee esistenti e dalla collaborazione di menti diverse. 

Più in generale, attraverso l’applicazione di tecniche creative in un contesto collaborativo, i team imparano non solo a lavorare insieme in modo più efficace, ma anche a pensare in modo più flessibile e innovativo. Questo processo rafforza i legami tra i membri del team, aumenta la fiducia reciproca e crea un ambiente in cui la diversità è una risorsa preziosa e in cui le idee audaci per gestire il cambiamento, sono incoraggiate e valorizzate.

 

Modalità applicative del Creative Problem Solving

Come per il Problem Solving, anche il Creative Problem Solving non è un approccio one-size-fits-all.

La sua applicazione dipende dal contesto e dalle esigenze specifiche dell’azienda. Tuttavia, ci sono scenari in cui questo metodo risulta particolarmente efficace, come:

  1. Affrontare sfide senza precedenti, ad esempio:
    • Ingresso in un nuovo mercato.
    • Necessità di ripensare il modello di business.
      Un esempio è Netflix, che ha rivoluzionato il settore del noleggio di film, passando dallo schema fisico allo streaming online, battendo così Blockbuster.
  2. Situazioni di crisi o cambiamenti rapidi, dove il Creative Problem Solving permette alle aziende di reagire in modo agile e creativo. Durante la pandemia di COVID-19, molte imprese hanno dovuto adattarsi rapidamente:
    • Ristoranti hanno creato “meal kits” da preparare a casa.
    • Aziende di moda hanno riconvertito le linee produttive per fabbricare mascherine e dispositivi di protezione.
  3. Migliorare prodotti o servizi esistenti, non limitandosi a piccoli miglioramenti incrementali, ma ripensando completamente l’esperienza del cliente. Un esempio è Dyson, che ha rivoluzionato il concetto di aspirapolvere applicando tecnologie innovative prese da altri settori.

 

Tecniche Principali del Creative Problem Solving

Il Creative Problem Solving si avvale di diverse tecniche per stimolare il pensiero creativo e strutturare il processo di risoluzione dei problemi.

Alcune delle tecniche più conosciute ed efficaci sono:

  1. Il Brainstorming strutturato: a differenza del brainstorming tradizionale, la versione strutturata segue regole precise per massimizzare la generazione di idee e minimizzare le critiche premature. Questa tecnica incoraggia tutti i partecipanti a contribuire, creando un ambiente in cui anche le idee apparentemente assurde possono portare a soluzioni brillanti.
  2. Il Pensiero Laterale: introdotto da Edward de Bono, il pensiero laterale incoraggia ad abbandonare il pensiero logico e sequenziale per esplorare approcci non convenzionali. Tecniche come “Random Word” (parole a caso), “Reverse Thinking” (pensiero paradossale), e “Exaggeration” (l’esagerazione) possono portare a soluzioni innovative che sarebbero state impossibili da concepire attraverso il pensiero tradizionale.
  3. Il metodo dei Sei Cappelli per Pensare: anch’esso sviluppato da de Bono, questo metodo utilizza sei cappelli colorati per rappresentare e frammentare diversi modi di pensare, che nella realtà di solito si mescolano. Questo approccio permette al team di esaminare un problema da diverse angolazioni in modo strutturato, evitando conflitti personali e promuovendo un pensiero più completo e bilanciato, in cui emozione e ragione sono entrambe prese in considerazione.
  4. Le Connessioni forzate: questa tecnica stimola la creatività mettendo in relazione concetti apparentemente non correlati (Bis-sociazione). Può portare a intuizioni sorprendenti e soluzioni altamente innovative. Ad esempio, la struttura del velcro è stata ispirata osservando come i semi di alcune piante si attaccavano ai vestiti durante una passeggiata nei boschi col cane.
  5. Il Metodo Walt Disney: ispirato al processo creativo di Walt Disney, questo metodo divide il pensiero in tre fasi: il Sognatore (generare idee audaci), il Realista (analizzare la fattibilità) e il Critico (identificare gli ostacoli). Il processo si ripete, permettendo di bilanciare creatività, praticità e pensiero critico per sviluppare soluzioni innovative ma realizzabili.

Queste tecniche, quando applicate in un contesto di gruppo, diventano catalizzatori per l’intelligenza creativa collettiva. Non solo stimolano la generazione di idee inedite, ma promuovono anche un dialogo costruttivo e una valutazione critica collaborativa delle soluzioni proposte. L’alternanza tra pensiero divergente e convergente, caratteristica di molte di queste tecniche, permette ai team di esplorare ampiamente le possibilità prima di convergere su soluzioni specifiche, aumentando le probabilità di trovare approcci veramente innovativi ai problemi aziendali.

 

Sviluppare le abilità di Creative Problem Solving nel team

Nonostante i benefici del Creative Problem Solving, molte aziende si trovano a dover affrontare blocchi creativi. Questi ostacoli possono derivare da vari fattori, come la paura del fallimento, la resistenza al cambiamento, la pressione di trovare una soluzione rapidamente, o semplicemente le urgenze e la stanchezza mentale. La cultura della ‘creatività applicata’ è ancora in via di costruzione nelle aziende, nonostante la creatività sia stata riconosciuta come una skill fondamentale per il futuro del lavoro e soprattutto di fronte all’avanzamento dell’intelligenza artificiale. 

Per sfruttare appieno il potenziale del Creative Problem Solving e dell’intelligenza creativa collettiva, le aziende devono investire nella valorizzazione della creatività e nello sviluppo delle abilità correlate all’interno dei loro team. Si tratta di promuovere una cultura in cui le idee sono accolte senza giudizio immediato, in cui l’errore è visto come un’opportunità di apprendimento, e di valorizzare il tempo per la riflessione e l’esplorazione, anche creando spazi fisici che stimolino la creatività. 

 

L’importanza della facilitazione 

Questo può avvenire attraverso formazioni e workshop specifici, che non solo insegnano le tecniche, ma offrono anche l’opportunità di praticarle in un ambiente sicuro e supportivo. La facilitazione esperta gioca un ruolo chiave in questo processo. Un facilitatore qualificato può guidare il team attraverso il processo di Creative Problem Solving, aiutando a superare i blocchi, stimolando il pensiero divergente e assicurando che tutte le voci siano ascoltate. Molte aziende trovano utile formare facilitatori interni e di creare spazi ‘innovation lab’ in cui realizzare sessioni di Creative Problem Solving su base regolare, incorporando questo approccio nella cultura aziendale e aumentando così la capacità dell’organizzazione di risolvere problemi in modo creativo a tutti i livelli.

Per far sì che il Creative Problem Solving diventi parte integrante della cultura aziendale, è importante implementare pratiche quotidiane che stimolino la creatività. Ad esempio:

  • Sessioni di brainstorming rapido: iniziare le riunioni con brevi sessioni di brainstorming su un problema o un’opportunità può aiutare a mettere le persone in uno stato mentale creativo.
  • Sfide creative: proporre regolarmente piccole sfide creative al team può mantenere viva la pratica del pensiero laterale.
  • Spazi per l’innovazione: creare spazi fisici o virtuali ben identificati, dove le persone possono condividere idee liberamente e collaborare su progetti innovativi.
  • Rotazione dei ruoli: incoraggiare le persone a sperimentare ruoli diversi o a lavorare su progetti al di fuori della loro area di competenza può stimolare nuove prospettive.
  • Tempo per l’esplorazione: dare ai dipendenti del tempo dedicato per esplorare idee personali può portare a innovazioni inaspettate, come fa Google con il suo famoso “20% time”.

 

Misurazione e riconoscimento dei risultati

Se applicare queste tecniche è importante, occorre però anche mantenere il momentum all’interno della propria organizzazione e dimostrare costantemente il valore del Creative Problem Solving, misurando e riconoscendo i risultati ottenuti. Questo può includere il monitoraggio del numero e della qualità delle idee generate, il tracciamento dell’impatto delle soluzioni innovative implementate, la celebrazione dei successi e l’apprendimento dai fallimenti. 

L’essenziale è non ridurre il Creative Problem Solving alla semplice produzione di idee. Quante persone ho visto sbuffare all’idea dell’ennesima produzione di post-it che poi rimangono sui muri e non si trasformano mai in realtà. Nel processo, la comunicazione delle idee all’interno dell’azienda, ma anche e soprattutto la loro sperimentazione e miglioramento in una logica quick win contribuiscono in modo essenziale alla creazione di una cultura innovativa di sperimentazione e alla capacità di usare l’intelligenza creativa collettiva. Sottostimare queste tappe a favore della semplice ideazione, presta il fianco alla critica e alla valorizzazione dello status quo.

Incorporare la creatività e l’innovazione nei criteri di valutazione delle performance può essere un potente incentivo. Valutare i dipendenti non solo sui risultati tradizionali, ma anche sulla loro capacità di pensare in modo creativo e innovativo e l’assunzione di rischi calcolati, può aiutare a consolidare una cultura che valorizza l’innovazione. 

 

Conclusione: il futuro è creativamente collettivo

In un mondo in rapida evoluzione, la capacità di risolvere problemi in modo creativo e collaborativo non è più un lusso, ma una necessità per la sopravvivenza e il successo aziendale. Il Creative Problem Solving, evoluzione naturale dell’intelligenza collettiva verso l’intelligenza creativa di gruppo, offre un approccio potente e flessibile per affrontare le sfide complesse che le aziende moderne devono affrontare.

Implementare con successo il Creative Problem Solving richiede un impegno a lungo termine per sviluppare le competenze necessarie, creare una cultura che supporti la creatività e l’innovazione, e fornire gli strumenti e le strutture necessarie per il suo successo. Tuttavia, i benefici potenziali sono enormi: maggiore innovazione, migliore efficienza operativa, aumento del coinvolgimento dei dipendenti e, in ultima analisi, un vantaggio competitivo sostenibile.

Le organizzazioni che riusciranno a integrare con successo il Creative Problem Solving nelle loro operazioni quotidiane saranno meglio posizionate per navigare le acque turbolente del mondo contemporaneo, trasformando le sfide in opportunità e guidando l’innovazione nei loro settori. Investire nello sviluppo di queste competenze non è solo un investimento nel presente, ma una garanzia per il futuro dell’azienda.

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