Perché il gioco?

Il gioco è la più alta forma di ricerca. Albert Einstein
Il concetto di ‘gioco’ è affascinante perché è un concentrato di paradossi:
Soprattutto, giocare è una libera scelta: se non accettiamo di giocare, non c’è più gioco, solo vincoli. Il gioco è infatti scegliere di sottomettersi a vincoli (regole) spesso superflui nella vita “reale”.
Impariamo ad evolvere senza rischi, perché in qualsiasi momento possiamo lasciare il “cerchio” e tornare alla realtà. Alla fine, è solo un gioco, non c’è niente in gioco…
Il gioco è anche trasformazione: si tratta di rendere semplice qualcosa di complesso, rendere interessante qualcosa di noioso, rendere accettabile un obbligo. Il ‘cerchio magico’ del gioco può trasfigurare la realtà più dura: per costruire le piramidi le squadre di operai si lanciavano sfide giocose; per lavorare nelle risaie le mondine improvvisavano canzoni al ritmo del lavoro.
Oggi c’è un termine per questo: ‘gamification’.
Se non puoi cambiare il compito da realizzare, devi trovare strategie creative per renderlo più accettabile, persino motivante.
Ecco perché la nostra passione per il gioco: il gioco dà senso e dignità, ci permette di progredire ed essere migliori, ci permette di dimostrare il nostro valore.
Fortunatamente, la mentalità sta cambiando [2]: Internet e i computer hanno rivoluzionato tutto e oggi i videogiochi sono diventati il principale mercato del tempo libero; i “nativi digitali” [3] sono ormai dirigenti d’azienda; la globalizzazione è così complessa che è meglio affrontarla come un gioco per capirla [4].
Insomma oggi “Giocare è un affare serio”
[2] Il 2010 è riconosciuto come l’anno ufficiale della divulgazione del concetto di gamification.
[3] Generazioni che sono cresciute con strumenti digitali e videogiochi. L’età media del giocatore è di 33 anni.
[4] In riferimento alla diffusione dei giochi di simulazione o di strategia nelle aziende.