❓ Qual è il segreto di un’interazione positiva per il cervello?
Ovvero un’interazione che stimola la neurogenesi (con parole povere la crescita neuronale nel cervello) e le capacità cognitive?
👉 Si deve essere disponibili a considerare punti di vista diversi.
Poi si potrà essere d’accordo o meno, ma lo sforzo di dialogare, trasforma una conversazione in nutrimento per il cervello. E in benessere per le persone che usciranno dall’incontro stanche per il confronto, ma soddisfatte per l’apertura mentale acquisita.*
A condizione che…che le interazioni siano ripetute e non pianificate e che avvengano in un contesto sicuro, che incoraggi ad abbassare la guardia.
Ecco quindi un’altra spiegazione del perché la facilitazione ludico-creativa, che stimola le interazioni in modo casuale e reiterato e in un contesto protetto, sicuramente richiede tanta energia, ma fa anche tanto bene all’individuo come al gruppo, soprattutto in contesti multiculturali e intergenerazionali!
Soffermiamoci sui vari punti:
👉 1) Interazioni ripetute e non pianificate
Nella facilitazione le attività e quindi le interazioni sono previste in anticipo da chi ha costruito il workshop. Quindi non si puo’ dire che non siano pianificate.
Ed è qui che la dimensione ludica fa la differenza.
Perché le attività ludiche possono permettersi di introdurre elementi aleatori (imprevisti, azioni improvvisate, cambiamenti repentini che stimolano le interazioni in modo non pianificabile).
A condizione che il gioco non sia troppo strutturato (squadre definite in anticipo, molte regole, poco spazio all’imprevisto)
Per esempio si possono costruire i gruppi tirando i dadi, o estraendo a sorte i nomi, ovvero trovando sempre nuove caratteristiche comuni. Ovvero decidendo nel pieno dell’attività che i gruppi di lavoro si scambiano un partecipante.Oltre a creare sorpresa e curiosità, che stimolano l’enagement, si favoriscono interazioni fra persone diverse.
Nei gruppi di lavoro si ha la tendenza a separare le persone che non vanno d’accordo. E magari all’inizio va anche bene per creare un clima positivo. Ma se si vogliono generare interazioni positive per il cervello, e quindi per le persone, è meglio favorirne l’incontro casuale in modo giocoso.
👉 2) Interazioni che avvengono in un contesto sicuro
Confrontarsi positivamente con punti di vista diversi significa esporsi: esporre i propri valori, convinzioni, schemi mentali. E’ un po come mettersi a nudo.
Chi ha voglia di esporsi se quando lo si fa qualcuno nel gruppo esprime giudizi di valore su quanto espresso (stai dicendo una stupidaggine) o peggio sulla persona (sei un’idiota)?
Aihmé è quanto vediamo spesso nei dibattiti televisivi.
Tuttavia nel contesto aziendale, nella facilitazione di gruppo, la priorità del facilitatore è esattamente costruire un ambiente sicuro.
❓ Come?
- Innanzitutto definendo un frame ben preciso: orari, obiettivo e contenuti devono essere chiari sin dall’inizio e vanno definite insieme le regole comportamentali. Saltare questa tappa può creare insicurezza e diffidenza fra i partecipanti che non sanno dove si va a parare.
- Poi con degli ice-breakers di inizio workshop.Gli Ice-breakers sono concepiti in modo tale da far abbassare la guardia e imparare a conoscersi meglio, magari in modo simpatico e diverso dal quotidiano di lavoro. Spesso se ne sottovaluta l’importanza (Se vuoi saperne di più sugli ice-breakers puoi leggere questo altro articolo: ROMPIAMO IL GHIACCIO!
In sintesi: il frame e l’ice breaker costituiscono la tappa di INCLUSIONE di ogni workshop ben strutturato
👉 L’inclusione è necessaria per creare un clima sicuro che incoraggia le interazioni.
Un clima in cui le persone avranno voglia di confrontarsi in modo positivo e, grazie al gioco, casuale, non pianificato, dialogando e producendo insieme, nonostante i punti di vista diversi, soluzioni condivise.
🧠 In questo contesto di facilitazione, le persone vivranno interazioni positive che fanno bene al cervello, che stimolano le capacità cognitive e sviluppano l’ossitocina, l’ormone della fiducia (ma questo lo vedremo in un altro post).
Facilitate gente, facilitate!
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*Source: “Brain Rules for aging well”. 2017, John Medina